PUF! MAGIA! parte seconda

Ma ad un tratto TOC, TOC, TOC! Qualcuno stava bussando violentemente alla porta ed una voce entrò brutale “Non sono ammessi i cani! Non lo rivedrà mai più! Se ne faccia una ragione!” – Quanta cattiveria in un uomo solo, pensò la vecchina. Si sdraiò sul letto dopo aver chiuso le persiane della sua camera. Bastava poco per scoraggiarla, il solo pensiero di non poter più vedere il suo cane la faceva stare male.

Dopo pochi minuti sentì di nuovo bussare, ma più dolcemente e la voce dalla parte opposta della porta era più tranquilla e pacata: “Buongiorno signora, sono Martin, il figlio del direttore, vorrei solo darle il benvenuto”. La vecchina si alzò faticosamente dal letto ed andò ad aprire la porta. Davanti a lei c’era un giovane tra i venti e i trent’anni, sorridente e dall’aria amichevole che le porse la mano “Salve sono Martin Martini, spero che mio padre non l’abbia troppo spaventata, è piuttosto arrabbiato da quando è morta sua moglie, troveremo sicuramente il modo per farle vedere ancora il suo cane” affermò. La vecchina si sentì rassicurata. Martin le raccontò che lavorava e studiava da avvocato e nel tempo libero si occupava degli ospiti della casa, organizzando feste di compleanno e di tanto in tanto concerti o treatrini. “Cerco di far diventare San Grigiario meno grigio di quello che è! In cambio mio padre mi dà qualche spicciolo, così riesco a pagarmi gli studi”. La vecchina osservò bene il modo di fare del ragazzo, era spigliato ed alla mano. “Ho trovato un amico”, pensò, e infatti gli raccontò dell’amor per il suo cane e gli svelò il segreto dei suoi poteri. Quando Martin uscì dalla stanza, la vecchina si stese sul letto e si addormentò.

Toby invece non si fece scoraggiare, cercò in tutti i modi di entrare nell’ospizio: le porte erano chiuse ermeticamente e le finestre erano irraggiungibili per la sua bassa statura! Non riusciva a saltare così in alto, nemmeno mettendo tutta la forza che possedeva nelle sue zampine. Poi scoprì un tubo di sfiato della caldaia…… si fece piccolo piccolo e riuscì ad entrare, era tutto così buio! Senza perdersi d’animo continuò a camminare fino ad arrivare al locale caldaia dove regnava un silenzio totale. Dal fondo dello stanzino arrivava uno spiffero di luce, egli spinse la porta che si aprì cigolando lasciando intravvedere un corridoio su cui si affacciavano alcune porte chiuse, immerse nel silenzio. Mentre rientrava nella caldaia il cane sentì una signora russare, il suono era per lui inconfondibile e proveniva dalla stanza numero 52: sul letto giaceva addormentata la sua padroncina.

Toby saltò sul letto e la baciò; la vecchina si svegliò e lo abbracciò forte come non aveva mai fatto prima: “Come hai fatto ad entrare? Che bello vederti!”. La magia dell’incontro venne, però, rotta da una voce metallica che risuonava dall’autoparlante “La cena è pronta, affrettatevi alla mensa!”, la vecchina spinse il cane sotto il letto, gli disse di aspettarla e che sarebbe tornata presto con un pezzo di carne o un tozzo di pane. Il cagnolino fece come promesso e rimase sotto il letto per un po’.

SBADABUM! Era la vecchina, che mettendo un piede in fallo, cadde sdraiata proprio davanti alla porta della sua stanza. Toby si alzò di scatto e le leccò il polso sanguinante, PUF! Magia! Il polso guarì in un solo secondo. “Come farei senza di te cagnolino mio! Ti adoro!”.

Il rumore della caduta attirò molte persone curiose che si accalcarono alla porta per vedere cosa fosse successo. Il loro brusio attirò anche il direttore, che gridò: “Cosa fate tutti lì? Andate in sala da pranzo, subito!”. Affacciandosi per vedere cosa fosse successo, vide il cane e la padrona seduti sul pavimento “Cosa fa questo cane nel mio ospizio? Lui non può stare qui!” sbraitò, lo prese in braccio e si avviò verso l’uscita. Martin arrivò di corsa e disse “No, papà! La signora ha bisogno del suo cane! Lascialo stare nella sua stanza! Non sporca e non fa rumore! Può solo portare allegria a San Grigiario!” Il padre di Martin si girò verso di lui e gli disse perentorio “Stai zitto poveraccio!” dandogli un calcio sulla gamba. Martin cadde sulle ginocchia ma si alzò velocemente: “Parliamone papà! Non sai quello che stai facendo! Siediti! Parliamone!”. Ma il direttore fu solo capace di dire “Esci fuori da questo posto, non puoi più entrare, non ti voglio più vedere!”.

Quello che la vecchina vide nello sguardo di Martin fu un misto tra delusione e tristezza: “Dammi il cane!” bisbigliò al padre e poi più forte “Dammi il cane!”. Il direttore quasi impaurito dalla forza di volontà del figlio lasciò Toby per terra e se ne andò nell’ombra. Con grande dolcezza Martin si chinò in avanti, prese il cane in braccio e uscì dalla porta principale con passo svelto ma fermo. Si era convinto di voler fare qualcosa, qualsiasi cosa per aiutare la sua nuova amica della stanza 52.

La vecchina che aveva assistito all’intera scena era piuttosto preoccupata: come avrebbe fatto Martin a fare pace con suo padre? Come avrebbe fatto a vivere da solo?

2 risposte a "PUF! MAGIA! parte seconda"

Add yours

Lascia un commento

Blog su WordPress.com.

Su ↑